LIPOCONDENSAZIONE: IL SENO CRESCE CON LE STAMINALI

Protesi al silicone addio. Chi vuole un seno più florido, oggi, può contare sulle cellule staminali del tessuto adiposo. Si chiama lipocondensazione ed è una nuova tecnica importata dall’ Oriente dal Professor Michele Zocchi dell’istituto di chirurgia plastica ed estetica di Torino. «Tutto è iniziato nel 2007», spiega lo specialista, «quando, nel corso di un Congresso medico scientifico in Giappone, un collega coreano ha presentato gli abbozzi di questa tecnologia. Ho capito che quello era il futuro. Però bisognava adattare la macchina agli standard europei. Così sono andato a Seul dove ho potuto metterla a punto e portarla in Italia nel 2008. Nel maggio dell’anno dopo ho quindi fatto il primo corso per la Società Italiana di Chirurgia Plastica, operando dal vivo in videoconferenza con altri quattro Paesi europei.» Vediamo allora con il nostro esperto come funziona e in che cosa consiste la lipocondensazione.

Poche hanno le idee chiare
VERO
Le protesi di silicone non sono l’unica soluzione per l’aumento del seno, ma gli interventi meno invasivi sono ancora poco conosciuti in Italia. Fra i più efficaci ed innovativi l’utilizzo del tessuto adiposo, delle cellule staminali e dell’acido ialuronico, come materiali alternativi per ridare forma e volume al seno.
Dalla scarsa informazione sull’argomento nasce l’idea di organizzare il 2 dicembre a Milano (in Via Monte Bianco, 8) una giornata in cui il professor Zocchi ed i suoi collaboratori saranno a disposizione per valutare i vari casi clinici, analizzando i pro ed i contro di un eventuale aumento del seno senza ricorrere all’utilizzo delle tradizionali protesi di silicone.

I risultati non durano nel tempo
FALSO
I vantaggi di questa tecnica consistono nel fatto che il grasso così trattato e condensato, molto ricco di cellule staminali adulte indifferenziate, è capace di mantenere nel tempo il volume e la forma ottenuti al momento dell’innesto. Un altro vantaggio è che il tessuto adiposo può essere ricavato dal corpo stesso della paziente, mediante un intervento di lipoplastica. Tutto questo con cicatrici minime, nascoste in pliche cutanee naturali.
«Ritengo giusto e doveroso che una paziente venga informata di tutte le più moderne possibilità di intervento sul proprio corpo» precisa l’esperto, «in modo da poter prendere le proprie decisioni. Questo è lo spirito che ci ha animato nell’organizzazione dell’incontro del 2 dicembre».

Si guadagnano fino a 2 taglie
VERO
Con la lipocondensazione è possibile aumentare il seno di due taglie. Il risultato finale è eccellente: un décolleté naturale e morbido al tatto, senza cicatrici. Questo perché il materiale iniettato nella mammella non è altro che il nostro grasso adiposo prelevato da altre zone e poi trasformato in una specie di gel naturale denso e omogeneo, che mantiene il suo volume e la sua forma. «Un professionista serio, comunque, dovrebbe sapere dire di no a certe richieste che gli vengono fatte dalle sue pazienti» dichiara deciso il professor Zocchi. «Purtroppo spesso ciò non avviene e io sono sempre stato contrario a donne con un corpo snello che vogliono una settima o un’ottava solo per apparire».

Il tessuto adiposo viene spostato da una regione anatomica all’altra
VERO
Il tessuto adiposo non viene solo rimosso nelle zone in cui è in eccesso, ma può essere spostato da una regione anatomica a un’altra. «In pratica si rimodella tutto il corpo a vantaggio delle curve», sottolinea il chirurgo. «Il grasso viene prelevato da fianchi, glutei e cosce con una tecnica che utilizza delle speciali microcannule collegate a un apparecchio chiamato Lipokit, che permette di compattare il tessuto adiposo eliminando la parte oleosa che contiene, per ottenere un migliore materiale da impiantare al posto del silicone. Il risultato, quindi, è una specie di gelatina densa che, una volta impiantata nel seno, veicola una quantità di cellule staminali adulte che stimolano i processi rigenerativi e mantengono costante nel tempo il volume del tessuto adiposo trapiantato. Tutto questo in un’unica seduta, che dura circa tre ore».

Articolo apparso su “Vero Salute” numero 6 del 2011

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