UN RITOCCO NELL’INTIMO

Che si tratti di un argomento scabroso non vi è dubbio, ma è altrettanto vero che in chirurgia plastica estetica questo è oggi un argomento di grande attualità: quello che nei Congressi Scientifici viene chiamato in termini tecnici “hot topic” . Stiamo parlando della chirurgia estetica dell’”intimo femminile” che negli ultimi anni si è diffusa e sviluppata al punto che è stata addirittura creata una società scientifica internazionale che si occupa esclusivamente di questo delicato argomento.
In passato come Chirurghi Plastici ci eravamo talvolta trovati ad affrontare problematiche molto specifiche quali ad esempio la ricostruzione del diaframma imenale, richiesta soprattutto da persone di etnia islamica per le quali la “restitutio allo status quo ante” poteva costituire, per evidenti ragioni socio-culturali, elemento fondamentale (direi piuttosto “fondamentalista”!).
Talvolta, ma molto raramente, (al Sottoscritto sono capitati non più di tre o quattro casi in tutta la carriera!) poteva anche venire richiesta la riduzione delle “labia minora” che in particolari situazioni di ipertrofia (eccesso di dimensioni) possono costituire elemento ostativo allo svolgimento di una normale attività sessuale. Ma tali interventi costituivano comunque l’eccezione.
Negli ultimi anni invece abbiamo assistito ad una vera e propria escalation della domanda di interventi finalizzati al miglioramento ed al ringiovanimento dell’anatomia intima femminile.
In particolar modo quello che molte Pazienti oggi richiedono è il rimodellamento del “monte di Venere”, l’aumento delle “labia majora” e più in generale della regione genitale in toto.
Molte sono oggi le tecniche a disposizione per ottenere ottimi risultati in tal senso, sia utilizzando materiali bio-compatibili quali l’acido ialuronico (Macrolane™), sia il reimpianto di tessuto adiposo autologo.
Secondo la nostra esperienza la tecnica più affidabile è proprio quella basata sull’utilizzo del “grasso ingegnerizzato”. Questa tecnica è chiamata “lipocondenzazione” e, come abbiamo già avuto modo di vedere in alcuni articoli dei mesi scorsi, permette di trasformare il tessuto adiposo in un gel naturale e perfettamente tollerato che mantiene invariati nel tempo forme e volumi.
Altro aspetto positivo è che il grasso viene prelevato in quelle zone corporee in cui è in eccesso, permettendo quindi di correggere eventuali inestetismi.
Nelle pazienti particolarmente longilinee e comunque in tutti quei casi in cui il grasso da prelevare non sia sufficiente è invece possibile utilizzare il Macrolane™. I risultati, pur essendo immediati, non sono però duraturi (a differenza invece di quelli ottenibili con la Lipocondensazione), poiché il gel viene lentamente riassorbito dall’organismo attraverso un processo naturale: per mantenere il risultato estetico è necessario un “richiamo” periodico del trattamento (ogni 9-12 mesi). Per questa ragione ogni qualvolta sia possibile disporre di una adeguata quantità di tessuto adiposo è comunque consigliabile ricorrere alla lipocondensazione eventualmente associandola e completandola con il Macrolane™.
Con queste tecniche è possibile restituire un aspetto giovanile e sensuale all’anatomia intima femminile definendo in modo più aggressivo la convessità del pube, risollevando la commissura vulvare che con il tempo “scivola” verso il basso e restituendo ai genitali esterni turgore e volume, caratteristiche tipiche dell’età giovanile..
Queste tecniche sono assolutamente mini invasive, possono essere facilmente eseguite in anestesia locale e in regime di chirurgia ambulatoriale con costi estremamente contenuti.
Va da sé il fatto che, proprio in considerazione della delicatezza dei distretti da trattare, ci si deve affidare a mani esperte e a strutture altamente qualificate.

Articolo apparso su “Personaggi” numero 22 del 2011

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